«Sto facendo un comunicato al giorno, dicendo sempre solo una cosa: il Governo faccia un assegno straordinario per ogni figlio fino ai 18 anni, indipendente dal reddito e dall’ISEE. Cominciando da chi, in questo momento, è più a rischio povertà: le partite IVA e le famiglie numerose. Ripeto sempre una cosa, sempre la stessa, perché questo è il tema»: Gigi De Palo, il presidente del Forum delle Famiglie, non è ancora stanco di dirlo. Non può essere stanco: «Dovresti leggere i messaggi che mi arrivano. Ci sono famiglie disperate, il mio ruolo è dare loro voce. Finora le famiglie si sono fatte sentire educatamente, ma iniziano a essere stanche di doversi caricare sulle spalle le insufficienze del Paese, senza ricevere risposte semplici, universali e concrete alle complicazioni attuali… Dal Governo arrivano arrivano anche risorse, ma senza mai considerare la famiglia: bene per esempio i 600 euro per gli autonomi, ma puoi non tener conto della composizione familiare? Come fai a non pensare che 600 euro per una persona sola hanno un valore, ma se in famiglia si è in 7 – come noi – le difficoltà cambiano? Vuol dire che hai un approccio che non considera per nulla la famiglia, che la dai per scontata. Il fatto è che la tenuta delle famiglie era già allo stremo prima del Coronavirus…».
La richiesta quindi qual è?
Chiediamo al Presidente del Consiglio di concretizzare con il suo Governo l’idea di un assegno straordinario per ogni figlio fino ai 18 anni, indipendente da ISEE e reddito. Una misura molto più utile di tanti decreti-toppa, che finora non hanno preso in considerazione le famiglie: sono incentrati sui lavoratori, si è molto proiettati sul sostegno alle aziende… poco sulle famiglie.
Qual è il problema di fondo?
Il Governo sembra che non comprende che il Paese è fatto di famiglie, che non si può guardare ai lavoratori differenziandoli in base alla tipologia di contratto. I medici stanno in prima linea, ma sono le famiglie, nelle retrovie, che stanno reggendo l’impatto di tutto. Ci viene chiedo di fare da baby-sitter, da insegnanti di sostegno, da tecnici informatici, di occuparsi dei nonni anziani ma senza poterli vedere, di prendersi cura di parenti fragili, fare la spesa… il tutto rimanendo a casa e continuando comunque, per chi può, a lavorare. In questo momento moglie sta facendo fare fisioterapia a Giorgio, nostro figlio più piccolo che ha la sindrome di Down, che altrimenti tornerebbe indietro nel suo percorso… Se non ci fossero le famiglie, il Paese sarebbe già a rotoli. Eppure tutto questo è dato per scontato. Le famiglie non dicono che non vogliono fare tutto questo, né chiedono elemosina, chiedono semplicemente di essere messe nelle condizioni di poterlo fare. Dal Presidente del Consiglio mi aspetterei anche un discorso motivante, che riconosca e valorizzi il fatto che le famiglie stanno facendo i salti mortali… Ci vuole una valorizzazione del ruolo delle famiglie, della sussidiarietà spontanea e gratuita del paese.
Immagino che un esponente del Governo qui le citerebbe il congedo parentale straordinario, il voucher baby sitter, i 600 euro per le partite IVA…
Il voucher baby sitter andava bene venti giorni fa, ma oggi chi se la mette in casa una baby sitter? E chi entra in una casa a cuor leggero? Poi c’è il problema enorme dei lavoratori atipici con figli, sto ricevendo mail bellissime di famiglie che hanno un lavoro da dipendente, che sono disposte a dare una parte del loro stipendio a chi ha una partita IVA. Sul bonus da 600 euro, l’ho già detto, è micidiale che si sia fatto un discorso individuale. Se avessimo fatto l’assegno unico a suo tempo, adesso sarebbe tutto radicalmente diverso. Noè ha costruito l’Arca quando ancora c’era il sole: da noi quando era necessario e semplice, nessun esecutivo ha mai messo le famiglie in condizione di svolgere la loro funzione generativa per la società. Ora paghiamo questo ritardo. Adesso che diluvia, non riusciamo più a vedere il valore insostituibile delle famiglie.
È ancora il momento giusto?
Charles De Gaulle, in Francia, fece il quoziente familiare nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale: in quell’atto c’era coraggio e visione. Diamo un segnale, un assegno straordinario per ogni figlio fino ai 18 anni, partendo dalle famiglie numerose e dalle partite IVA, che rischiano di diventare povere. Un assegno indipendente da reddito e ISEE o almeno con un ISEE molto alto. Da lì poi si potrà partire per estendere l’assegno a tutti. Un assegno che arrivi in tasca alle famiglie, una cosa semplice e diretta, senza obbligarle a fare i salti mortali per districarsi fra i decreti e fra i cavilli, per capire a quali misure potrebbe avere diritto… I decreti di questa emergenza finora, un po’ come accade con le leggi di bilancio, sottindendono l’idea che il bene comune sia la somma degli interessi di varie categorie: quello dei poveri, dei disoccupati, delle partite IBVA, delle imprese, dei dipendenti, di chi ha bisogno della baby sitter… Ma non è così. In quel modo vai a parcellizzare le risposte e le poche risorse che hai a disposizione diventano quasi inutili, non impattano. Noi chiediamo una visione coraggiosa del futuro, non di tappare i buchi. Adesso devi decidere cosa vuoi fare, dove vuoi investire le risorse che hai. Dove il paese ti risponde con forza? Su chi scommetti? Chi può correre, se gli dai gambe? Le famiglie, che sono le fondamenta del paese. Il Governo dovrebbe capire che la famiglia non è un costo ma un investimento. Abbiamo un buon rapporto con la ministra alla famiglia, ma tutto il governo dovrebbe comprendere e non date per scontato il valore insostituibile delle famiglie in questa fase delicata del Paese.
Si parla di reddito di emergenza.
Secondo me, torniamo indietro di trent’anni. È un approccio statalista, come quello dei buoni spesa, in una società che ha bisogno di sussidiarietà. In Italia chi è più in difficoltà sono le famiglie del ceto medio, quelle che in questo momento non prendono né assegni familiari né stipendio: ma non rientrano nelle famiglie povere.
Source: Nazionale – Giornali e TV